ispirata dalla recente visione dello splendido film Ti do i miei occhi, dedicata a donne come Pilàr.
Vetri infranti, sui muri
salsa colante come sangue
anzi sudore, il mio, caldo
contro il tuo, come lava
sei un vulcano, furia, ti amavo
ora ti odio, disperazione.
Mi avevi fatta donna, ero tua
tutto quello che chiedevi
te lo donavo, ero solo tua
per sempre, ma poi
spezzasti la mia vita
fuggii, l'ignoto era meno fatale.
L'amore, il figlio, mi convinsero
tornai, era fede, ci credevo
e tu fosti ancora amante
e ancora dolce, con me
che non ero più, diversa
da prima, ormai cosciente.
Tornò il terrore, più forte
destino tuo fatto mio
insopportabile, feroce.
Non puoi guarire, non con me
non su di me, sulla mia anima
dolente, sul mio corpo tremante.
Vado via, ti lascio una crisalide
che hai distrutto impunemente
non una farfalla, una donna
ferita ed impaurita, ancora integra
cerca una vita serena
con suo figlio, che merita e avrà.
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