venerdì 10 febbraio 2023

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AI - hAI - AhI

AI
Non è più fantascienza l'Intelligenza Artificiale. Può scrivere, leggere, produrre software, canzoni, dialogare, ecc... . E' realtà, nella forma più simile a quella umana.
La robotica è una realtà da tempo, anche androidi, in esponenziale evoluzione. Possono fare di tutto.
I computer quantistici lo sono anche loro e la loro potenza di calcolo è immensa.
Potenza, Intelligenza, Fisicità, manca solo poter disporre con pochissimo ingombro di grandissima memoria stabile. Avremo la memoria organica, nessun problema, per male che vada.
Metti insieme tutto e aggiungi una riflessione: le cose sono già molto più avanti di quanto possiamo immaginare, perché al pubblico viene mostrato quanto già provato, verificato e, soprattutto, mostrabile. E' normale. C'è sempre poi lo "spettro" della ricerca militare che dev'essere necessariamente segreta. Non è complottismo, solo buon senso.

hAI
Voce del verbo avere, seconda persona singolare presente: Hai accesso a questa tecnologia? Sei uno che la crea e sviluppa? Oppure sei uno che la utilizza per lavoro? Se la risposta è sempre No allora quasi certamente sei uno che la subisce senza contezza. Difficile nell'immediato futuro sapere se chi ti risponde a una chiamata, anche video, sarà una persona con carne, ossa, sangue. Chi ti sta affettando il prosciutto dietro il bancone? L'affettatrice è soltanto una lama rotante? Prepariamoci, anche io che giovane più non sono penso farò in tempo a vedere una morìa di professioni oggi legate strettamente all'opera umana. Lo sappiamo tutti, riguardo ai lavori manuali. Quello che ora è chiarissimo è che riguarderà anche quelli c.d. Intellettuali.
Anche il mio lavoro, quello del programmatore di computer "classico", sparirà. Resteranno solo i programmatori di AI perché tutto il resto del software, virus compresi, sarà l'AI stessa a farlo.

AhI
E' un gridolino che potrebbe mutare in un grido di dolore ben più straziante. Lascio il condizionale perché sono un ottimista.
I robot militari se ne impippano delle Tre Leggi della Robotica coniate dal genio di Isaac Asimov. Esistono dalla seconda guerra mondiale ma adesso avranno l'AI progettata da uomini che non si fanno scrupoli, business is business, à la guerre comme à la guerre. Se l'AI impara dagli uomini cosa impara se non che, da stati di necessità stabiliti, eliminare uomini sia la miglior soluzione. Imparerà anche a definirne di nuovi di stati di necessità, se no non sarebbe un'intelligenza ma un banale esecutore.
Di più: l'AI si autoprogrammerà! Terminavo il paragrafo precedente dicendo che il programma "classico" sarà fatto dall'AI. Mi chiedo cosa impedisca alla stessa di programmare proprio AI. Cosa osta? Forse gli umani, quelli Veri che nascono e muoiono. "Muoiono?" si chiede l'AI tra sé e sé, "Che muoiano allora" si risponde. Il progresso non ammette ostacoli. La terra è sempre, climaticamente parlando, meno accogliente alla vita umana... ça va sans dire.


Siete sicuri, potreste mettere la mano sul fuoco, che chi ha scritto questo pezzo è Robydick e non un robot-opinionista di Google?

domenica 19 gennaio 2014

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brivido pelvico


brodo,
bollente. peperoncino,
polvere indiana, copiosa.
ingollare quindi! ... attendere, pirica
minzione.
Robydixit

(sul tema vedi anche: Pene d'Inferno)

giovedì 23 maggio 2013

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La festa di San Pantagruele

Ansa di fiume 2002 Antonio Boatto


Arrivò di buon mattino.
Il fiume in quel posto faceva un'ansa ad angolo ottuso. L'acqua arrivava, piroettava placida intorno alla riva arrotondata, accarezzandola tutta prima di riprendere il suo scorrere, lento nel dolce pendio. Era un riva erbosa. Grandi alberi le facevano ombra da lontano e il sole, smorzato, non poteva scaldare la frescura di quei flutti cristallini, frutto del ghiacciaio che li alimentava. Tutti gli animali del bosco l'amavano, per farcisi il bagno, per bere. Era oasi ristoratrice per prede, dispensa per predatori. Chi andava per berci acqua, chi sangue, l'eterno equilibrio della Natura.

Arrivò con una spessa stuoia che distese sull'erba umida. Vi appoggiò sopra una piccola gerla con una grande pagnotta, una forma di formaggio, una pezza di lardo e due fiaschi di vino rosso. A gambe incrociate, schiena eretta, un mantello a coprire da caldo e freddo, un cappello con la tesa larga a sembrare un sombrero, viso leggermente abbassato verso l'ansa, alla sua destra una piccola scatola con leva, l'uomo sedeva immobile. Ogni tanto, quando l'insensibilità tramutava il formicolio, cambiava l'accavallata delle gambe. Se escludiamo le ciglia che sbattevano, null'altro di giorno poteva distinguerlo da una statua. Mangiava di notte.

Il primo giorno nessun animale, tolti i pesci che però si guardavano bene dal guizzare fuori, si fece vedere. Quella presenza bastava a rendere il luogo malsano, l'uomo sanno bene essere più pericoloso di un branco di lupi. Anche i predatori stavano alla larga, non solo per l'assenza delle prede, ma perché l'uomo, sanno bene anche loro, se lo attacchi, pure se lo uccidi, risponde con rappresaglie. Meglio evitare quindi, nessun pasto vale la morte. Nascosti tra gli alberi, prede e predatori guardavano la statua, senza osare farsi avanti.

Già il secondo giorno però, casualmente, ripresero gli erbivori ad avvicinarsi all'ansa. Un giovane cerbiatto, sotto gli occhi terrorizzati di mamma cervo, nella foga del gioco finì nello spiazzo, molto vicino all'uomo. Questi non si mosse, e il piccolo animale, ormai spavaldo, si avvicinò ancora, lo annusò, e niente, il temuto bipede non si muoveva, a stento se ne sentiva il respiro. Nemmeno si voltava. Fissava l'acqua, i suoi pensieri sembravano scorrere con essa per remote destinazioni. Mamma cervo dopo una prima esitazione accorse e fu lei a dare il via al resto del branco. Con circospezione, mentre qualcuno non perdeva d'occhio la statua altri cominciarono ad abbeverarsi.

Il terzo giorno ruppero gl'indugi anche camosci, cinghiali, quaglie, tortore, tutti. Tranne i predatori. I lupi guidavano con la loro saggezza e il loro esempio tutte le specie carnivore. Non si fidavano di quell'uomo, qualcosa non quadrava. Poteva nascondere una bocca di fuoco sotto il mantello che però era troppo aderente e privo di gonfiori sospetti, o aver cosparso il terreno di trappole ma questa ipotesi cozzava col fatto che tutti gli altri animali andavano in lungo e in largo sullo spiazzo senza fallo. Nonostante ciò, decisero di attendere. Osservare, studiare, e attendere.

Il quarto giorno quell'ansa, grazie all'uomo-statua, era diventata persino più accogliente di prima. Gli animali avevano capito che gli altri predatori non osavano avvicinarsi, mentre l'uomo risultava, a loro, essere completamente innocuo. Alcuni lo marchiavano persino come loro territorio. Altri lo consideravano un protettore, e correvano da lui quando in fuga, sapevano che se lo raggiungevano sarebbero stati in salvo. Gli animali sono così, non si chiedono il perché la Natura porti loro certe cose, cercano di capirle quel tanto che basta per definirle amiche o nemiche. Per gli erbivori la statua era amica, per i carnivori nemica, tutto molto semplice. La gerla intanto di notte si svuotava. Il primo fiasco era terminato e il secondo era a metà.

Il quinto giorno all'ansa pareva ci fosse una festa fin dal mattino. Arrivarono animali anche da altri boschi intorno, c'era un grande caos e nonostate questo l'uomo, imperturbabile, restava statuario nella sua posa. Quando accavallava le gambe fino al giorno precedente gli animali un poco si spaventavano, ma ora non più, anzi. Era per loro un segno di vita, quella vita che teneva lontano i predatori, che faceva capire loro che se solo voleva poteva muoversi. Gli ultimi ad unirsi alla felicità collettiva furono i pesci, che cominciarono a guizzare in estro fuori dall'acqua, disegnando come delle fontane. L'uomo, a un certo momento, alzò leggermente la testa. La notte prima aveva festeggiato anche lui. Con una robusta dose di tutto quanto rimasto nella gerla, aveva preparato le forze che gli servivano. Gli animali lo guardarono come i fedeli che aspettano un sermone. Lui invece non disse nulla, alzò il braccio destro e lo calò sulla leva della scatola. Bummmmmm...

Il sesto giorno l'ansa brulicava di uomini, c'era molto lavoro da fare. I lupi osservavano da lontano, per loro era l'ennesima sconfitta, contro l'uomo non c'era niente da fare, ma erano ancora vivi, e liberi.

Il settimo giorno, alla festa patronale di San Pantagruele, ci furono grandi libagioni di carne e pesce. Come sempre tutti mangiarono senza chiedere a Felice, detto Il Tibetano, come avesse fatto a procurare tanto ben di Dio. Ogni anno aumentava la quantità, ogni anno faceva tutto da solo, ogni anno usava una strategia diversa. Felice sapeva che nessuno, tranne lui, poteva cacciare coi suoi metodi, impossibili per chiunque non avesse la sua pazienza, la sua tempra. Diceva soltanto - faccio agli animali quello che i pochi uomini fanno sempre ai molti uomini, solo che con gli animali è più difficile - ma nessuno lo capiva.

Robydick

martedì 30 aprile 2013

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Intimo Bipartisan



davanti,
paglierino perlinato.
striato vermiglio dietro.
"damnatio memoriae!", lavatori utopisti...
romitiamoci.

Robydixit

venerdì 5 aprile 2013

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Basta parolacce prosegue...

vignetta da Massimo Cavezzali

Dopo una settimana dal proponimento è tempo di fare un mini-bilancio.
Sono riuscito interamente nell'intento? Non del tutto, e già per questo ho deciso di rinnovare l'impegno, che diventa: niente parolacce fino a quando, per almeno 10 giorni a fila, riesco a non dirne.

Ci sono state 2 ricadute, essenzialmente.

Una è il malefico organo maschile zetaenunciato o inkiainvocato, a sproposito. E' incredibilmente d'uso corrente in ogni ambiente, dal familiare al lavorativo compreso, ed estremamente contagioso. Ho smesso ad un certo punto di contarli quelli che mi scappavano, senza però smettere di fare il massimo per controllarli. Ultimi 2 gioni quasi esente, e dico "quasi" per manifesta inferiorità verso il Dio Inconsapevolezza. Interessante è il confermarsi di come le abitudini radicate, soprattutto quando sottovalutate, lasciare agire in libertà, siano le più dure da debellare, regola che credo valga in ogni campo.

Altra ricaduta sono state 2 bestemmie, proprio 2, 2 suinazioni del dio che va per la maggiore. Le ho potute contare. Qua è più facile, se vogliamo, controllarsi. Stavo operando sull'adorata moto, per resuscitarla dal letargo invernale, e in 2 momenti, uno mentre litigavo con un pezzo che non riuscivo montare, un altro quando una volta riuscito nell'opera dovevo scaricare la gioia nervosa, ho sparato il botto. Alla seconda suinazione ne stava per seguire una terza perché, consapevole d'esser mancato all'impegno, volevo ulteriormente... ma mi sono trattenuto. Anche qua Interessante un'analisi che a freddo ho elaborato, semplicemente, e cioè che in quel contesto ambientale emerge il mio lato selvaggio, animalesco, la moto per me è anche questo lo confesso! Bene, imparata la lezione, vedremo di fare l'animale senza bestemmie né parolacce, non servono.

Caro diario, dovrei dirti dell'altro, degli evidenti benefici che sto provando da questo impegno, ma li tengo per la prossima puntata.

Robydixit