Inverno 2013, Torino.
Era commovente quella specie di pupazzo di neve, comparso come dal nulla il giorno di Santo Stefano. Nessuno lì a Borgata Vittoria sapeva chi l'avesse allestito in quell'angolo misconosciuto, con una siepe a cerchio ormai solo legno per l'incuria e una piccola panchina stretta tra le sue fitte trame. Dimensioni umane, il pupazzo era seduto, gambe unite, braccia conserte e testa appoggiata di lato. C'era una piccola edicola una volta. Morta l'ultima anziana che vi accendeva ceri alla madonnina questa sparì, forse rubata.
Non era di neve in realtà ma di galaverna, indurita e inspessita dal nebbioso gelo che seguì. Furono giorni bui, come a Santa Lucia. I bambini andavano a giocarci con rispetto, quasi fosse di cristallo, un gioiello da accudire. L'ornarono con sottili rami ricamati, coperte di foglie gelate, per cappello un nido di rondini. Contribuirono a conservarlo, dandogli ogni giorno che passava sempre più forma. Qualche adulto accompagnatore cercò senza successo delle lacrime in quel viso malinconico.
Il gelo lo preservò a lungo, anche dalle speculazioni religiose e il pupazzo rimase un allegro gioco per bambini. Quell'angolo però era molto apprezzato pure dagli adulti che ci andavano apposta, anche senza pargoli da accudire. Era un luogo riposante. Emanava quella calma intima che si trova solo nei cimiteri, dove sei a contatto con un vissuto placato a incolmabile distanza dai bisogni, senza però il triste memento delle lapidi.
I primi raggi di sole di fine gennaio del nuovo anno fecero dimenticare il pupazzo. Il freddo si era attenuato. Un giorno un bimbo ci andò alla siepe, così, per un riflesso. Tornò tutto felice dalla mamma - E' vero, è vero il pupazzo! sembra un angelo che dorme! - e questa corse subito a vedere, con un entusiasmo che fatalmente svanì, come il ghiaccio al sole da quel corpo ancora integro ma in decomposizione. Chiamarono i vigili, fu identificato quindi trasportato a l'obitorio. Era P.L., scapolo, emigrato dalla Calabria 25 anni prima appena maggiorenne. Gli ultimi che l'avevano visto vivo erano i fedeli all'uscita dalla messa natalizia, gli stessi che poi amarono il pupazzo, mentre sul sagrato mendicava spicci avvolto in un cartone.
Morì per assideramento, con indosso la tuta da catena di montaggio e gli scarponi antinfortunistici. Non aveva altro da mettersi ma venne interpretato come un segno di affezione. La Fabbrica Italiana Automobili Torino partecipò con una rappresentanza dirigenziale alle esequie di quel suo ex-operaio, elogiandone la riconoscenza dimostrata all'azienda nonostante da essa venne licenziato l'estate precedente. Atto necessario per "ragioni di opportunità economica, agevolare competitività sul mercato internazionale", così dissero a P.L. chiedendogli un sacrificio e aggiungendo che "licenziavano qualcuno per non licenziare tutti con la chiusura dello stabilimento".
Alla memoria di P.L. titolarono la sala colloqui dell'ufficio del personale, quella che gli operai chiamano "sala della nascita e della morte". Non suona mai così: i mille dialetti della fabbrica ne hanno la loro versione.
E' il luogo che se va bene si vede una volta sola, se va male due. Là si presentano i candidati alle assunzioni e quando occorre, sempre più spesso, vengono convocati gli esuberi.
Un brevodramma che lascia sconvolti.
RispondiEliminaLa sua reale attualità più la tua fantasia ne fanno un capolavoro, di quelli che scuotono l'anima.
Ciao Robydick,
Lara
grazie Lara!
RispondiEliminai complimenti da persone come te danno immenso piacere.
ciao! :)
m'ha letteralmente tagliato in due. non saprei cos'altro dire.
RispondiEliminaehi, io non sono mica copperfield... dovrai ricomporti da solo caro nick :)
RispondiEliminaCaspita… proprio come il ghiaccio di cui parlavo prima che lascia segni indelebili! :(
RispondiEliminaLo "scuote l'anima" del commento di Lara dice tutto.
RispondiEliminaGeniale e struggente, Roby.
Nient'altro da aggiungere.
originale e soprattutto profondamente significativo
RispondiElimina:)
bravo
grazie di cuore a tutti.
RispondiEliminaè stato un pensiero spontaneo durante le ultime feste, speriamo solo non sia presagio di nulla.
E' un quarto d'ora che cerco di formulare un commento che renda anche lontanamente l'idea di ciò che ho provato leggendo questo tuo pezzo. Ma non ci riesco.
RispondiEliminaSottoscrivo a pieno Lara e dr. Nick.
Grande Roby, davvero grande.
Una prova di egregia scrittura, degna di un romanziere russo dell'800 o di un autore nordamericano "arrabbiato", per una vicenda che spero non si avveri mai.
RispondiEliminaeh mirko, è difficilissimo esprimere sentimenti scrivendo, ci provi anche te nel tuo blog quindi lo sai. i maestri furono proprio i russi dell'800 che cita adriano, gli scrittori che più ho amato, insieme ad un altro loro contemporaneo, Victor Hugo.
RispondiEliminagrazie a entrambi e sì, speriamo che non si avveri.
Mi hai toccato nel profondo Roby!...
RispondiEliminaNull'altro da aggiungere.
ciao Von! grazie, e buona domenica :)
RispondiEliminaSe uno non vuole morire assiderato a Torino ci sono tanti posti dove dormire al caldo e ti danno pure da mangiare.
RispondiEliminasicuramente Lorenzo. chi può dirlo per P.L.? magari s'è suicidato, lasciato andare, oppure era sfinito e per sbaglio s'è addormentato. è il bello di certi componimenti, si possono interpretare in tanti modi.
RispondiEliminaOra la parola me lo puoi restituire! Questo post mi aveva scosso abbastanza, anche se non te lo avevo ancora commentato, soprattutto quando mi hai fatto pensare a un'immagine che, dopo quello che è successo da poco, potrebbe essere attuale fra 25 anni :-(
RispondiEliminaPerò hai ragione amico mio, racconti del genere devono lasciare un segno. Per forza!
ahah! ok, ti ri-rivolgo la parola ben volentieri. eh, ha avuto un effetto "pesante" su molti questa fiaba, però almeno timbrare il cartellino, da te... ;-)
RispondiEliminagrazie caro. ciao
Mumble ...mumble....mumble non so che dire,devo rileggerlo e ponderarlo ,così di primo acchito c'è qualche cosa che mi disturba ,non la storia in se ,ma qualche cosa che trovo fuori posto.
RispondiEliminaCi penso poi ti faccio sapere :)
pensaci con comodo Mad. la sensazione di "disturbo" non sei la prima che me ne informa, ma nessuno ancora mi ha spiegato cosa la causa, e m'interessa saperlo ;)
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