giovedì 29 settembre 2005
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Certi fenomeni, quando letti sui giornali, scandalizzano gli animi sensibili. Quando poi li tocchi con mano rimani sgomento. Se poi ti capitano personalmente, ti emozionano, o come per quello che segue, ti mettono in situazioni difficili.
Ieri ero da un cliente in pieno centro di Milano. Scendo in una sala caffé per fumatori a consumare il mio adorato vizio e casualmente sento parlare un italiano e un (credo) tunisino tra loro, entrambi dipendenti di ditte che si occupano di manutenzione degli uffici e facchinaggio, di due ditte diverse. L'italiano era chiaramente una persona impegnata nei sindacati, da come parlava. A un certo momento ha chiesto al tunisino quanto guadagnava. Risposta: 5 euro/ora. No comment.
Il meccanismo è semplice. La grande azienda, per rispettare leggi ISO su qualità, ecc..., fa un contratto con la società GranFurbon, al miglior prezzo di mercato, senza chiedersi come faccia la GranFurbon, con quei prezzi, a rispettare le normative, ad esempio, in materia di sicurezza del lavoro. Non è un suo problema, lei ha un contratto in mano che descrive la prestazione da erogare, e tanto gli basta. La GranFurbon subappalta il lavoro alla cooperativa GranSchiavist, che gode di leggi particolari per i contratti a cottimo e che può pagare, mi si passi l'eufemismo, come vuole i suoi collaboratori. Tutto ciò è legale e consentito. Il tunisino lavora 200 ore/mese per guadagnare 1000 euro lordi, oltre la metà dei quali finisce alla numerosa famiglia nel paese d'origine, che ci campa più che degnamente, mentre lui divide una stanza con 9 connazionali e mangia praticamente solo alla mensa delle aziende che gli "donano" di lavorare. Aggiungo, per la cronaca, che la maggior parte dei colleghi del tunisino sono italiani, per chiarire che non è una questione riguardante gli extracomunitari quella che voglio evidenziare. Anzi, la famiglia del tunisino, come già detto, vive più che bene e solo lui deve stringere la cinghia e sgobbare duro. Nelle famiglie dei suoi colleghi italiani, invece, la cinghia la stringono tutti. Per contro, le famiglie dei manager della GranFurbon e della GranSchiavist, che di fatto non sono altro che anelli di una Catena Perversa di sfruttamento, ingrassano a dismisura. Le leggi che favoriscono le cooperative nascono con l'intento etico-politico di aiutare il mondo del lavoro, non di sfruttarlo, ed è per questo motivo che, se la società col contratto è semplicemente Furba, la cooperativa subappaltatrice, invece è, molto più gravemente, Schiavista.
Ho letto tante volte sui media di questi fenomeni, come certamente ha fatto chi legge. Personalmente non ho ancora dovuto subire simili angherie. Ieri ho toccato con mano, anzi con l'udito e la vista, dalla viva voce e dal viso d'una vittima di questi sistemi, il fenomeno descritto. Quando senti un uomo parlare questi cessa d'essere un numero, un fenomeno o una semplice notizia. E' semplicemente un Uomo, una Persona Comune, che ha diritto come me e come chiunque altro a vivere con un minimo di decenza e dignità su questa terra. Quando, appunto, un fatto non è più "mediato" entrano in azione i sentimenti e il cuore delle persone e in quel momento, se non sei un Furbo inguaribile, se non sei uno Schiavista patologico, ci devi riflettere per forza. Un mio sogno utopistico è che un giorno venga posta in essere una Legge Mondiale Sovranazionale che imponga alla classe dirigente di tutti i paesi, sia politica che finanziaria, di trascorrere in incognito almeno 15 giorni all'anno nelle condizioni di vita dell'ultimo operaio o impiegato della Catena Perversa. Sono convinto che il numero di aziende Furbon e/o Schiavist si ridurrebbe parecchio.
Tutti conoscono Jack London per "Il Richiamo della Foresta". L'ho letto con godimento. Poi qualche anno fa, in una vecchia libreria di usati, ho trovato, in una stampa vecchia di quarant'anni, "Il popolo dell'abisso" ed. Sonzogno, un libro testimonianza, scritto vivendo una esperienza personale particolare. Lui, ricco americano di origini Londinesi, va a Londra, si traveste, è il caso di dirlo, da operaio e va a vivere nell'East-End, nel loro quartiere, per dei mesi, nel 1903, condividendo con gli altri operai le loro condizioni di vita drammatiche. Ad esser sinceri era un po' privilegiato, perché l'esigenza di scrivere i suoi appunti gl'impose di vivere in una piccola stanza da solo: un lusso per pochissimi da quelle parti. E' un libro che ho nel cuore più che nella mente. Più volte ho cercato di acquistarlo nuovo per regalarlo, e quasi sempre, anche in grandi librerie che a Milano non mancano, mi sono sentito rispondere: "... ma è sicuro che esiste quel libro?". Introvabile, non più pubblicato e rarissimamente citato; io la mia copia la conservo con cura per i miei figli. Negli anni '60 e '70 del secolo scorso, evidentemente, questi libri avevano acquirenti. Secondo me li avrebbero anche adesso, solo che è più facile, o forse più utile all'anestesia collettiva, leggere e commuoversi per un cane che per degli esseri umani.
Pensate che quanto scritto sopra riguarda solo quel genere di lavori?
Potrei scrivere molto, se non di più, su quanto avviene negli ospedali italiani, particolarmente in quelle strane società di profitto col lubrificato nome di "cliniche convenzionate", e non per gestire servizi interni, bensì per fornire il prodotto finito: la salute ai pazienti. Mi astengo dal farlo per 2 ragioni: è una materia che stramerita un articolo dedicato; tra i bloggers ve n'è almeno uno molto competente a riguardo, un caro amico che invito pubblicamente, quando la cosa gli sarà possibile, ad informarci.
Lavoro Catenacciaro
Certi fenomeni, quando letti sui giornali, scandalizzano gli animi sensibili. Quando poi li tocchi con mano rimani sgomento. Se poi ti capitano personalmente, ti emozionano, o come per quello che segue, ti mettono in situazioni difficili.
Ieri ero da un cliente in pieno centro di Milano. Scendo in una sala caffé per fumatori a consumare il mio adorato vizio e casualmente sento parlare un italiano e un (credo) tunisino tra loro, entrambi dipendenti di ditte che si occupano di manutenzione degli uffici e facchinaggio, di due ditte diverse. L'italiano era chiaramente una persona impegnata nei sindacati, da come parlava. A un certo momento ha chiesto al tunisino quanto guadagnava. Risposta: 5 euro/ora. No comment.
Il meccanismo è semplice. La grande azienda, per rispettare leggi ISO su qualità, ecc..., fa un contratto con la società GranFurbon, al miglior prezzo di mercato, senza chiedersi come faccia la GranFurbon, con quei prezzi, a rispettare le normative, ad esempio, in materia di sicurezza del lavoro. Non è un suo problema, lei ha un contratto in mano che descrive la prestazione da erogare, e tanto gli basta. La GranFurbon subappalta il lavoro alla cooperativa GranSchiavist, che gode di leggi particolari per i contratti a cottimo e che può pagare, mi si passi l'eufemismo, come vuole i suoi collaboratori. Tutto ciò è legale e consentito. Il tunisino lavora 200 ore/mese per guadagnare 1000 euro lordi, oltre la metà dei quali finisce alla numerosa famiglia nel paese d'origine, che ci campa più che degnamente, mentre lui divide una stanza con 9 connazionali e mangia praticamente solo alla mensa delle aziende che gli "donano" di lavorare. Aggiungo, per la cronaca, che la maggior parte dei colleghi del tunisino sono italiani, per chiarire che non è una questione riguardante gli extracomunitari quella che voglio evidenziare. Anzi, la famiglia del tunisino, come già detto, vive più che bene e solo lui deve stringere la cinghia e sgobbare duro. Nelle famiglie dei suoi colleghi italiani, invece, la cinghia la stringono tutti. Per contro, le famiglie dei manager della GranFurbon e della GranSchiavist, che di fatto non sono altro che anelli di una Catena Perversa di sfruttamento, ingrassano a dismisura. Le leggi che favoriscono le cooperative nascono con l'intento etico-politico di aiutare il mondo del lavoro, non di sfruttarlo, ed è per questo motivo che, se la società col contratto è semplicemente Furba, la cooperativa subappaltatrice, invece è, molto più gravemente, Schiavista.
Ho letto tante volte sui media di questi fenomeni, come certamente ha fatto chi legge. Personalmente non ho ancora dovuto subire simili angherie. Ieri ho toccato con mano, anzi con l'udito e la vista, dalla viva voce e dal viso d'una vittima di questi sistemi, il fenomeno descritto. Quando senti un uomo parlare questi cessa d'essere un numero, un fenomeno o una semplice notizia. E' semplicemente un Uomo, una Persona Comune, che ha diritto come me e come chiunque altro a vivere con un minimo di decenza e dignità su questa terra. Quando, appunto, un fatto non è più "mediato" entrano in azione i sentimenti e il cuore delle persone e in quel momento, se non sei un Furbo inguaribile, se non sei uno Schiavista patologico, ci devi riflettere per forza. Un mio sogno utopistico è che un giorno venga posta in essere una Legge Mondiale Sovranazionale che imponga alla classe dirigente di tutti i paesi, sia politica che finanziaria, di trascorrere in incognito almeno 15 giorni all'anno nelle condizioni di vita dell'ultimo operaio o impiegato della Catena Perversa. Sono convinto che il numero di aziende Furbon e/o Schiavist si ridurrebbe parecchio.
Tutti conoscono Jack London per "Il Richiamo della Foresta". L'ho letto con godimento. Poi qualche anno fa, in una vecchia libreria di usati, ho trovato, in una stampa vecchia di quarant'anni, "Il popolo dell'abisso" ed. Sonzogno, un libro testimonianza, scritto vivendo una esperienza personale particolare. Lui, ricco americano di origini Londinesi, va a Londra, si traveste, è il caso di dirlo, da operaio e va a vivere nell'East-End, nel loro quartiere, per dei mesi, nel 1903, condividendo con gli altri operai le loro condizioni di vita drammatiche. Ad esser sinceri era un po' privilegiato, perché l'esigenza di scrivere i suoi appunti gl'impose di vivere in una piccola stanza da solo: un lusso per pochissimi da quelle parti. E' un libro che ho nel cuore più che nella mente. Più volte ho cercato di acquistarlo nuovo per regalarlo, e quasi sempre, anche in grandi librerie che a Milano non mancano, mi sono sentito rispondere: "... ma è sicuro che esiste quel libro?". Introvabile, non più pubblicato e rarissimamente citato; io la mia copia la conservo con cura per i miei figli. Negli anni '60 e '70 del secolo scorso, evidentemente, questi libri avevano acquirenti. Secondo me li avrebbero anche adesso, solo che è più facile, o forse più utile all'anestesia collettiva, leggere e commuoversi per un cane che per degli esseri umani.
Pensate che quanto scritto sopra riguarda solo quel genere di lavori?
Potrei scrivere molto, se non di più, su quanto avviene negli ospedali italiani, particolarmente in quelle strane società di profitto col lubrificato nome di "cliniche convenzionate", e non per gestire servizi interni, bensì per fornire il prodotto finito: la salute ai pazienti. Mi astengo dal farlo per 2 ragioni: è una materia che stramerita un articolo dedicato; tra i bloggers ve n'è almeno uno molto competente a riguardo, un caro amico che invito pubblicamente, quando la cosa gli sarà possibile, ad informarci.
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Grazie. Cercherò anche io il libro...chissà.
RispondiEliminaNon ci sono scuse nè attenuanti.Condivido la tua utopia. Nel mio piccolo cerco di dare una mano magari preparando gratis un documento,con un suggerimento o solo con un sorriso. Chi è abituato a subire non si aspetta nulla e con poco è felice. In questo modo cerco anche di dare un senso alle mie giornate lavorative che mi portano in contatto con un mondo che non mi piace.
Ciao!!
Se trovi il libro fammi sapere! :)
RispondiEliminaMi piace il tuo atteggiamento: dove si può fare qualcosa si fa, a prescindere. Sull'argomento lavoro ne avrei anche altre da dire... e le dirò.
Ciao!
L'HO TROVATO! E l'ho anche ordinato on line pochi minuti fa. La consegna è in 1 o 2 giorni lavorativi, costa 13,50 euro. L'ho trovato sul sito delle edizioni Robin, questo:
RispondiEliminahttp://www.robinedizioni.it/il-popolo-degli-abissi
Non vedo l'ora di leggerlo!
Ciao e grazie...aspetto tue news sul tema...
FANTASTICO !! MA SEI UNA GRANDE! :D
RispondiEliminanon te ne pentirai della lettura, anzi mi aspetto anche un post dedicato sul tuo blog, ti verrà spontaneo vista la sensibilità che hai su questi argomenti.
Ciao! :)