giovedì 23 maggio 2013

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La festa di San Pantagruele


Arrivò di buon mattino.
Il fiume in quel posto faceva un'ansa ad angolo ottuso. L'acqua arrivava, piroettava placida intorno alla riva arrotondata, accarezzandola tutta prima di riprendere il suo scorrere, lento nel dolce pendio. Era un riva erbosa. Grandi alberi le facevano ombra da lontano e il sole, smorzato, non poteva scaldare la frescura di quei flutti cristallini, frutto del ghiacciaio che li alimentava. Tutti gli animali del bosco l'amavano, per farcisi il bagno, per bere. Era oasi ristoratrice per prede, dispensa per predatori. Chi andava per berci acqua, chi sangue, l'eterno equilibrio della Natura.

Arrivò con una spessa stuoia che distese sull'erba umida. Vi appoggiò sopra una piccola gerla con una grande pagnotta, una forma di formaggio, una pezza di lardo e due fiaschi di vino rosso. A gambe incrociate, schiena eretta, un mantello a coprire da caldo e freddo, un cappello con la tesa larga a sembrare un sombrero, viso leggermente abbassato verso l'ansa, alla sua destra una piccola scatola con leva, l'uomo sedeva immobile. Ogni tanto, quando l'insensibilità tramutava il formicolio, cambiava l'accavallata delle gambe. Se escludiamo le ciglia che sbattevano, null'altro di giorno poteva distinguerlo da una statua. Mangiava di notte.

Il primo giorno nessun animale, tolti i pesci che però si guardavano bene dal guizzare fuori, si fece vedere. Quella presenza bastava a rendere il luogo malsano, l'uomo sanno bene essere più pericoloso di un branco di lupi. Anche i predatori stavano alla larga, non solo per l'assenza delle prede, ma perché l'uomo, sanno bene anche loro, se lo attacchi, pure se lo uccidi, risponde con rappresaglie. Meglio evitare quindi, nessun pasto vale la morte. Nascosti tra gli alberi, prede e predatori guardavano la statua, senza osare farsi avanti.

Già il secondo giorno però, casualmente, ripresero gli erbivori ad avvicinarsi all'ansa. Un giovane cerbiatto, sotto gli occhi terrorizzati di mamma cervo, nella foga del gioco finì nello spiazzo, molto vicino all'uomo. Questi non si mosse, e il piccolo animale, ormai spavaldo, si avvicinò ancora, lo annusò, e niente, il temuto bipede non si muoveva, a stento se ne sentiva il respiro. Nemmeno si voltava. Fissava l'acqua, i suoi pensieri sembravano scorrere con essa per remote destinazioni. Mamma cervo dopo una prima esitazione accorse e fu lei a dare il via al resto del branco. Con circospezione, mentre qualcuno non perdeva d'occhio la statua altri cominciarono ad abbeverarsi.

Il terzo giorno ruppero gl'indugi anche camosci, cinghiali, quaglie, tortore, tutti. Tranne i predatori. I lupi guidavano con la loro saggezza e il loro esempio tutte le specie carnivore. Non si fidavano di quell'uomo, qualcosa non quadrava. Poteva nascondere una bocca di fuoco sotto il mantello che però era troppo aderente e privo di gonfiori sospetti, o aver cosparso il terreno di trappole ma questa ipotesi cozzava col fatto che tutti gli altri animali andavano in lungo e in largo sullo spiazzo senza fallo. Nonostante ciò, decisero di attendere. Osservare, studiare, e attendere.

Il quarto giorno quell'ansa, grazie all'uomo-statua, era diventata persino più accogliente di prima. Gli animali avevano capito che gli altri predatori non osavano avvicinarsi, mentre l'uomo risultava, a loro, essere completamente innocuo. Alcuni lo marchiavano persino come loro territorio. Altri lo consideravano un protettore, e correvano da lui quando in fuga, sapevano che se lo raggiungevano sarebbero stati in salvo. Gli animali sono così, non si chiedono il perché la Natura porti loro certe cose, cercano di capirle quel tanto che basta per definirle amiche o nemiche. Per gli erbivori la statua era amica, per i carnivori nemica, tutto molto semplice. La gerla intanto di notte si svuotava. Il primo fiasco era terminato e il secondo era a metà.

Il quinto giorno all'ansa pareva ci fosse una festa fin dal mattino. Arrivarono animali anche da altri boschi intorno, c'era un grande caos e nonostate questo l'uomo, imperturbabile, restava statuario nella sua posa. Quando accavallava le gambe fino al giorno precedente gli animali un poco si spaventavano, ma ora non più, anzi. Era per loro un segno di vita, quella vita che teneva lontano i predatori, che faceva capire loro che se solo voleva poteva muoversi. Gli ultimi ad unirsi alla felicità collettiva furono i pesci, che cominciarono a guizzare in estro fuori dall'acqua, disegnando come delle fontane. L'uomo, a un certo momento, alzò leggermente la testa. La notte prima aveva festeggiato anche lui. Con una robusta dose di tutto quanto rimasto nella gerla, aveva preparato le forze che gli servivano. Gli animali lo guardarono come i fedeli che aspettano un sermone. Lui invece non disse nulla, alzò il braccio destro e lo calò sulla leva della scatola. Bummmmmm...

Il sesto giorno l'ansa brulicava di uomini, c'era molto lavoro da fare. I lupi osservavano da lontano, per loro era l'ennesima sconfitta, contro l'uomo non c'era niente da fare, ma erano ancora vivi, e liberi.

Il settimo giorno, alla festa patronale di San Pantagruele, ci furono grandi libagioni di carne e pesce. Come sempre tutti mangiarono senza chiedere a Felice, detto Il Tibetano, come avesse fatto a procurare tanto ben di Dio. Ogni anno aumentava la quantità, ogni anno faceva tutto da solo, ogni anno usava una strategia diversa. Felice sapeva che nessuno, tranne lui, poteva cacciare coi suoi metodi, impossibili per chiunque non avesse la sua pazienza, la sua tempra. Diceva soltanto - faccio agli animali quello che i pochi uomini fanno sempre ai molti uomini, solo che con gli animali è più difficile - ma nessuno lo capiva.

Robydick


martedì 30 aprile 2013

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Intimo Bipartisan



davanti,
paglierino perlinato.
striato vermiglio dietro.
"damnatio memoriae!", lavatori utopisti...
romitiamoci.

Robydixit

venerdì 5 aprile 2013

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Basta parolacce prosegue...

vignetta da Massimo Cavezzali

Dopo una settimana dal proponimento è tempo di fare un mini-bilancio.
Sono riuscito interamente nell'intento? Non del tutto, e già per questo ho deciso di rinnovare l'impegno, che diventa: niente parolacce fino a quando, per almeno 10 giorni a fila, riesco a non dirne.

Ci sono state 2 ricadute, essenzialmente.

Una è il malefico organo maschile zetaenunciato o inkiainvocato, a sproposito. E' incredibilmente d'uso corrente in ogni ambiente, dal familiare al lavorativo compreso, ed estremamente contagioso. Ho smesso ad un certo punto di contarli quelli che mi scappavano, senza però smettere di fare il massimo per controllarli. Ultimi 2 gioni quasi esente, e dico "quasi" per manifesta inferiorità verso il Dio Inconsapevolezza. Interessante è il confermarsi di come le abitudini radicate, soprattutto quando sottovalutate, lasciare agire in libertà, siano le più dure da debellare, regola che credo valga in ogni campo.

Altra ricaduta sono state 2 bestemmie, proprio 2, 2 suinazioni del dio che va per la maggiore. Le ho potute contare. Qua è più facile, se vogliamo, controllarsi. Stavo operando sull'adorata moto, per resuscitarla dal letargo invernale, e in 2 momenti, uno mentre litigavo con un pezzo che non riuscivo montare, un altro quando una volta riuscito nell'opera dovevo scaricare la gioia nervosa, ho sparato il botto. Alla seconda suinazione ne stava per seguire una terza perché, consapevole d'esser mancato all'impegno, volevo ulteriormente... ma mi sono trattenuto. Anche qua Interessante un'analisi che a freddo ho elaborato, semplicemente, e cioè che in quel contesto ambientale emerge il mio lato selvaggio, animalesco, la moto per me è anche questo lo confesso! Bene, imparata la lezione, vedremo di fare l'animale senza bestemmie né parolacce, non servono.

Caro diario, dovrei dirti dell'altro, degli evidenti benefici che sto provando da questo impegno, ma li tengo per la prossima puntata.

Robydixit

martedì 2 aprile 2013

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Capitolo III - "L'emarginazione e la misantropia"

(a cura di Napoleone Wilson)

segue da Capitolo I - “Misoginia e malessere dell'anima. Esplicazione e necessarie applicazioni per una difesa del maschio nel 21° secolo”

e da Capitolo II: “Considerazioni sulla coppia, un male ancora necessario?”


La crescente emarginazione e quindi la misantropia si potrebbe dire è l'ultimo stadio del risultato ottenuto dalla diversità rispetto alla massa.
Una diversità spesse volte in meglio. Come questionò una volta Abraham Lincoln, “Siamo adatti per il tempo in cui nasciamo?”, in ogni epoca è sicuramente stato difficile trovare la propria strada nella vita, ma non c'è bisogno di scomodare teoremi euclidei per affermare che oggi quanto apprendi può non rimanerti utile per farti una posizione e quindi anche una famiglia, la quale è sempre subordinata alla prima. Secondo però proprio la prima nozione euclidea “le cose che sono uguali ad un'altra sono uguali anche fra loro”, è un ragionamento matematico e che quindi dovrebbe funzionare. Sempre ha funzionato e sempre funzionerà. E' evidente, e così anche nei 2'000 anni di storia della meccanica, è una verità evidente che le cose uguali alla stessa, sono uguali tra di loro. Iniziando dall'uguaglianza fra gli uomini, questo dovrebbe essere il vero equilibrio, e l'equità. Così come la giustizia.

venerdì 29 marzo 2013

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Basta parolacce!


ce l'han tutti con tutti
con Grillo, con Battiato, ce l'han con tutti (tranne che coll'impresentabile nanonostrum), sul fatto che si dicono troppe parolacce.
è vero, via, diciamolo pure, si dicono troppe parolacce.
al posto di troie poteva dire prostitute, al posto di puttanieri poteva dire frequentatori di prostitute, che ne so, cercare sinonimi e definizioni non offensive. la sostanza era la stessa, la vibrazione emotiva probabilmente no ma conta la sostanza.

è da tanto che ci penso: ce la posso fare, Io, prima di cercare la nota pagliuzza nell'occhio degli altri, a vivere senza dire parolacce? posso fare a meno della catarsi di una bestemmia liricamente espettorata? riesco ad evitare di mandare a fare in quarti posteriori certi personaggi? è possibile non dare del pezzo fecale ad uno che palesemente agisce in malafede? come definire uomini e donne che svendono la loro dignità per mero interesse privato pesantemente peculando su quello pubblico?

voglio provarci.
da oggi, in un momento di pasquale passione, solennemente dichiaro che: per una settimana, a partire da questo minuto secondo, non dirò più parolaccia alcuna, e se c'è un dio da qualche parte, quali che siano le sue sembianze in barba a quelle faunistiche da me sovente espresse, che mi dia un segno.

Robydixit

domenica 3 febbraio 2013

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Capitolo II: “Considerazioni sulla coppia, un male ancora necessario?”

(a cura di Napoleone Wilson)

segue da Capitolo I - “Misoginia e malessere dell'anima. Esplicazione e necessarie applicazioni per una difesa del maschio nel 21° secolo”


Le coppie lo sappiamo, sono oggi più che mai portate a sfaldarsi. Non è facile trarne conclusioni univoche, ma è pressochè assodato che anche i sentimenti, come d'altronde tutto, siano diventati più che mai “commerciabili” e a termine. Nel senso che pare assolutamente sparita quella disponibilità al sacrificio delle coppie di precedenti generazioni, per cui non vale neppure la pena di investire e impegnarsi più di tanto, nel rapporto; che può nascere, ma che sviluppa e si stabilisce quasi esclusivamente nella maggior parti dei casi, sulla lunghezza d'onda dell'attrazione fisica. Motivo per cui è diventato sempre più difficile incappare in una relazione seria, sia da parte femminile che maschile, con una leggera predominanza delle prime. Le donne hanno una maggiore volatilità di comportamento, ragion per cui è fisiologica la loro predominante disponibilità a cambiare o a cessare la relazione rispetto agli uomini, oltre che la enormemente maggiore facilità di trovarne delle altre. E' anche maggiormente possibile che quindi incappino in individui disonesti, i quali d'altronde sono coloro che alle donne piacciono di più. Gli uomini, avendo naturalmente maggiori difficoltà passano e trascorrono dei tempi anche infinitesimamente più lunghi da soli rispetto alle donne contemporanee le quali si consolano invece quasi da subito. In pratica, anche qui si è rovesciato quel che era uno dei comportamenti più stupidi praticato dai maschi delle generazioni passate, oggi rovesciato nella pratica delle donne, con anche la loro evidente e belluina soddisfazione.

sabato 26 gennaio 2013

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La politica e l'arte di sodomizzarci senza vaselina


monti "il tecnico di 'sta cippa" attacca il pd sul caso monte dei paschi poi ne candida uno dei peggiori indagati, ce l'ha con vendolino che non conta una sega se non per rompere i coglioni al pd, attacca il pdl ma ne vuole essere alleato.
il pd si professa paladino della politica aperta, fa le primarie (bravi, mi son piaciute...) ma poi ficca ai primi posti delle liste la gente "autorevole".
il pdl... cazzo devi dire ancora di quell'associazione a fottere di stampo nanostronzolo?
la lega è la più grande presa per il culo possibile, praticamente un'enclave della 'ndrangheta al nord, la fiera delle contraddizioni...
magistrati in svendita. quanti ne volete. tutti in politica, alé! ma... prima facevano i magistrati? strani dubbi...
quante se ne potrebbero dire, abbiamo uno scandalo al giorno che in altri paesi provocherebbe un golpe... nemmeno i film di Albanese riescono a dare i giusti meriti a questa gente

martedì 15 gennaio 2013

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Capitolo I - “Misoginia e malessere dell'anima. Esplicazione e necessarie applicazioni per una difesa del maschio nel 21° secolo”

(a cura di Napoleone Wilson)

Un argomento di grande rilevanza mediatica negli ultimi tempi è il cosìddetto “femminicidio”, per il quale è stato persino coniato questo goffo neologismo, ma il quale se appena si cerca anche soltanto di indagare su ciò che possa avere portato a questa “epidemia”, dato che di questa pare trattarsi, per come viene presentata e la rilevanza che gli viene data dagli organi di informazione, si rischia subito di scatenare un circo mediatico pari o superiore a quello scatenato dal sicuramente pazzoide parroco di Lerici.

Ma come si diventa ad esempio misogini, un ottimo inizio per diventare dei veri “odiatori” della parte femminile del genere umano?

Certamente, le donne delle ultime generazioni, tolta la sfera erotica della relazione che immancabilmente ha a finire, sono delle grandi dispensatrici di infelicità e frustrazioni, non aiutando con questo, una minima fiducia riponibile nei loro confronti.

martedì 1 gennaio 2013

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Grazie alla Vita, di Gabriella Ferri


Saluto la fine dell'anno conclusosi, uno dei più brutti e più belli della mia vita, con molto piacere. Come potete leggere nelle recensioni, la parola che diventerà per me il filo rosso, per il 2013 e per quanto mi resta di anni a venire, sarà Semplicità.

Lo saluto con questa meravigliosa canzone di Gabriella Ferri. Il testo è una poesia che definirei Inno alla Semplicità. Fatico a trattenere le lacrime quando la sento... Non amo la musica parlata, ma qua siamo in una di quelle eccezioni eccezionali, perché è musica vera, perché la voce è bella e accorata, perché sembra interpretare un film e posso solo rammaricarmi che la grande artista romana non abbia trovato spazio nella settima arte come avrebbe dovuto.

Eri bellissima Gabriella, una bellezza unica, con quei grandi occhi, fuori da ogni regola... togliamo pure la virgola al titolo del post, anzi spostiamola:
Grazie, alla Vita di Gabriella Ferri.


Grazie alla vita
Che mi ha dato tanto,
Mi ha dato due occhi
Che quando li apro
Chiaramente vedo
Il nero e il bianco,
Chiaramente vedo il cielo alto
Brillare al fondo,
Nella moltitudine
L'uomo che amo.

Grazie alla vita
Che mi ha dato tanto,
Mi ha dato l'udito
Così certo e chiaro
Sento notti e giorni
Grilli e canarini
Turbini martelli
E lunghi pianti di cani
E la voce tenera
del mio amato

Grazie alla vita
Che mi ha dato tanto,
Mi ha dato il passo
Dei miei piedi stanchi
Con loro ho attraversato
Città e pozze di fango
Lunghe spiagge vuote
Valli e poi alte montagne
E la tua casa la tua strada
Il tuo cortile

Grazie alla vita
Che mi ha dato tanto,
Del mio cuore in petto
Il battito chiaro
Quando guardo il frutto
Della mente umana
Quando vedo la distanza
Tra il bene e il male
Quando guardo il fondo
Dei tuoi occhi chiari

Grazie alla vita
Che mi ha dato tanto
Mi ha dato il sorriso
E mi ha dato il pianto
Così io distinguo
La buona o brutta sorte
Così le sensazioni che fanno
Il mio canto
Grazie alla vita
Che mi ha dato tanto