venerdì 26 agosto 2011

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Falsi nel web: la favola "Il corvo e i suoi piccoli" circola censurata. Ve la racconto io la verità!



Cercavo nel web la favola/fiaba di Lev Tolstoj "Il corvo e i suoi piccoli" (o anche piccini, non importa). La lessi anni addietro più volte, avevo i figli piccoli, con dei vecchissimi libri illustrati che ora non riesco più a reperire. Cercandola nel web per un articolo che desideravo scrivere ho scoperto che ne circola una versione che definire censurata è poco. E' tagliata e modificata al punto da alterarne completamente il significato, che era poi la ragione per cui la cercavo.

Ecco il Falso Ignobile che potete trovare:
Un corvo aveva fatto il nido , in un'isola. Quando gli nacquero i piccini, pensò che sarebbe stato meglio trasportarli sulla terraferma.
Prese tra gli. artigli il figlio più piccolo e si staccò dall'isola volando sopra lo stretto.
Quando giunse in mezzo al mare, si sentì molto stanco: le sue ali battevano l'aria sempre più lente. < Oggi io sono grande e forte e porto mio figlio sul mare perché mio figlio è debole > pensava il corvo < quando esso sarà cresciuto e sarà diventato forte, mentre io sarò debole e vecchio, chissà se mi ricompenserà delle fatiche che io sostengo oggi e se mi trasporterà come io faccio, da un luogo all'altro >.
Il corvo decise allora di accertarsi subito e chiese al suo piccolo:
- Quando tu sarai forte e io sarò vecchio e debole, mi aiuterai come faccio io ora con te? Mi trasporterai da un luogo all'altro? Dimmi la verità….
Il piccolo corvo vide in basso il mare e, temendo che il padre lo lasciasse cadere, si affrettò a rispondere:
- Si, sì, ti aiuterò, ti trasporterò.

Trattenendo a stento incazzatura e nervosismo, anche se non posso riportare testuali le parole del grande autore russo, vi racconto io come stanno le cose, altro che questa presa in giro!

L'errore clamoroso è che la favola non finisce lì. I giovani corvi sull'isola sono 3 e la favola così proposta si ferma invece alla risposta del primo. Solo che il corvo padre, quando sente quella risposta, lascia cadere in mare il piccolo. Poi torna all'isola e prende il secondo piccolo, stessa scena che si ripete, stessa risposta e stesso tuffo fatale in mare. Non capisci mentre leggi il gesto del corvo genitore, anche perché la risposta è così "corretta", quasi commovente, che non te l'aspetti, ti si dipinge stupore in viso. Poi arriva finalmente il trasporto del terzo, e ancora la stessa domanda, ma stavolta il piccolo risponde (più o meno): "Dovrò anzitutto occuparmi della mia nuova famiglia, dei miei piccoli...", ripeto, più o meno. Fa intendere insomma quale sarà la sua priorità e che solo se avanzeranno tempo ed energie le spenderà coi suoi vecchi. In fondo non era quello che suo padre stava facendo con lui? Aveva capito che occorre seguire l'esempio e che quello è il modo in cui un Genitore Vero e Intelligente vuole che i figli lo ricambino e non incassando, in tarda età, gli sforzi fatti per crescerli.

Mi spiace tantissimo non poter riportare le parole testuali. Io ho assoluta certezza di quello che dico, anni fa utilizzai questo concetto, applicato a temi organizzativi, nell'intervento che tenni in una conferenza della quale ora non voglio parlare, andrei fuori argomento.
Ma che senso ha altrimenti questa favola, con quel testo monco, chiediamocelo un po'! Vediamo cosa accadrebbe se i figli poi da grandi si occupassero anzitutto dei genitori anziani e in subordine, nel tempo che avanza, della propria famiglia futura. Semplice, ci sarebbe un'implosione, chi dovrebbe andare in avanti cammina invece con la retromarcia inserita. Un errore gravissimo, spesso commesso dai genitori prima che dai figli, attuando ricatti morali e così mostrando con questo comportamento un egoismo viscerale, dimostrando di considerare i figli come oggetti propri e non come soggetti autonomi. Sono dei pessimi vecchi, gentaglia che prima crepa e meglio è per i loro figli e per tutti, parassiti terribili, un cancro. Mi fanno schifo e in alcuni casi a qualcuno glie l'ho pure detto in faccia, è la verità. Ora mi odiano, ma mi fanno onore. Una sola notizia che li riguarda può interessarmi: il necrologio.

Quando trovai quel libro in una serie che comprendeva Esopo ed altri rimasi di stucco. Avevo già letto penso tutto o quasi aveva scritto Lev Tolstoj e mi ritrovo davanti un libro di favole? Ne avevo sentito parlare, il Grande li aveva scritti quando fondò delle scuole alle quali potevano accedere i figli dei contadini, ma in quel momento non potevo crederci. Quando poi lessi quella dei corvi (che ora so essere in versione integrale) fu come quando il Budda percepì l'illuminazione sotto l'albero di Bodhi, una folgorazione, un concetto così forte e semplice, scritto per i bambini, da parte di un uomo di levatura intellettuale e morale che non ha avuto eguali nel resto della storia dell'umanità, mica un padrepiuzzo del cazzo qualsiasi! Forse il poeta indiano Tagore gli è paragonabile ma non certo per l'immensa produzione scritta realizzata e poi, sì, ci sono anche i 2 grandi discepoli dello stesso Tolstoj: Ghandi (che ebbe con lui scambi epistolari) e M.L.King. Il resto dell'umanità sono, e siamo, comuni mortali.

Per quale ragione si propaga, nel web ma penso probabilmente anche in libri di testo, questo falso, o fake come si dice? Il senso è completamente ribaltato. Forse perché è agli adulti che non piace così com'era? Comodo mettere i figli, o meglio i giovani, al proprio servizio, ma è un errore clamoroso, così facendo si distrugge l'umanità, gli si impedisce di progredire, di evolversi e quindi di evolvere il P.C.L.: Prodotto di Cultura Lordo.

Sì, siamo un paese per vecchi, comandato da vecchi, manipolato da vecchi, nei massimi e nei minimi sistemi.

22 commenti:

  1. Non sono mai stato così combattuto fra quelle che in me sono due opposte interpretazioni, però egualmente forti, che convivono e, appunto, si combattono impedendomi di decidere (forse è questa la forza della favola, che comunque, sono d'accordo con te, è non solo scorretto ma pure patetico e stupido proporre nella forma monca!)
    Hai ragione quando sottolinei la stupidità e l'egoismo di chi fa figli solo per assicurarsi "i bastoni della vecchiaia" (che poi spesso divengono spranghe assassine molto prima, come si legge nella cronaca nera, e molti di questi genitorozzi se lo meritano pure, come punizione di quando sentenziano futuri di sofferenza e solitudine per chi non si riproduce come loro...)
    Ma, dal lato opposto, io leggo questa favola anche nel senso della GRATITUDINE, e allora questo corvo padre mi pare un emerito stronzo di merda nel punire i figli che (magari sinceramente e con amore!) gliela promettevano, e nel premiare quell'altro che a sua volta, pur da così piccolo, già prefigura un futuro da ottuso ed egoista riproduttore coatto che pensa solo agli eventuali figli invece che al Padre (o al Fratello, o all'Amico - o al Compagno Gay??)
    Insomma, ti dò ragione nelle tue argomentazioni, ma trovo che in fondo si tratti di una delle tante fetide favole con morale riproduzionista. A un mio bambino leggerei, decisamente, qualcosa di meglio.

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  2. capisco cosa intendi, vero, sottolinei il rovescio possibile della medaglia. ma sai nicola, le favole brevi contengono anche messaggi appunto semplici e brevi. purtroppo la mancanza del testo originale non permette di valutarla bene. come ho cercato di dire, non propone comunque una visione delle cose così rigida, fondamentali sono le priorità, e la coperta del tempo disponibile è sempre corta. diciamo che il senso che arriva è: quando sei costretto a scegliere, bada agli impegni che hai preso per il futuro prima che a quelli del passato. il fatto di lasciar cadere i merli è un modo scioccante di far arrivare il messaggio, lo leggo in quel senso.
    va anche detto che il mondo della natura è estremamente più severo di quello degli umani per aspetti legati alla sopravvivenza della specie.

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  3. In effetti senza il finale la storia non solo non ha senso ma sfiora addirittura la banalità. La storia completa, invece, ha una massima e dice qualcosa.
    Perchè la censura? Perchè ai bambini non si può raccontare di un povero uccellino morto affogato... gli si possono far vedere le veline, gli si può mostrare le scene di violenza più inaudite ma... la storia brutta no, quella proprio no!

    Ciao Roby, grandissimo come al solito.

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  4. grazie Alex! e bravo, hai aggiunto un altro aspetto alle ragioni censorie, affatto di poco conto, a cui non avevo pensato. sai che spesso persino i documentari naturalistici vengono tagliati per motivi come quello che dici?
    recentemente nel blog del cinema abbiamo questo argomento col grande Jacopetti, grazie a una superrece di Napoleone : "Addio Zio Tom"

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  5. Anch'io leggerei qualcosa di meglio. Almeno rispetto a QUESTA favola, restando sulle argomentazioni dello Zietto.
    Poi ti dò ragione rispetto al fatto che si deve fare attenzione: si è portati a pensare che "se l'ho trovato" in rete allora è vero. E' un po' come quando mia nonna mi diceva "ma l'lha detto la tivù!!!". E , soprattutto, ti dò ragione sulla censura o sullo stravolgimento, come lo vogliamo chiamare, del testo: NON S'HA DA FARE!!

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  6. La morale che ne esce dalla versione falsa, è che è meglio essere dei leccaculo ... direi adatta ai nostri tempi (anche ai tempi passati, s'intende, ma oggi più che mai). Anche qui, in parte, si parla di censura: è un tema molto in voga nei nostri blog in questi giorni. Sarà solo un caso?

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  7. alli, che vuoi fare... è argomento sempre attuale e sempre lo sarà

    sandra, sul contenuto e sul messaggio di un testo si può o meno concordare, ci mancherebbe ma appunto, sul fatto che venga storpiato un testo nel suo senso, e giustamente, tutti andiamo d'accordo e mi fa piacere. sulle fiabe ci sono varie scuole di pensiero, c'è chi pensa che vadano "edulcorate" a seconda delle età dei lettori, ma addirittura mutilarle...

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  8. che vecchitudine.... però un po mi ha commosso il racconto (con la spiegazione e con il sacrificio dei due corvetti). lo cercherò x intero... da quel buon aquilotto che sono !

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  9. bella lì aquilotto! :D
    oh, se lo trovi in versione completa mandami il link che aggiorno il post... thx

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  10. vaaaa bene, cercherò. ps ti sto per citare in un nuovo entusiasmante post. questa favola la ho gustata molto!

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  11. ok caro greg! :D
    ho visto che hai scoperto anche il mio blog del cinema, mi fa piacere, giusto domani ci sarà una rece che apprezzerai molto, ne sono sicuro

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  12. Non conoscevo la favola... assurdo che in giro si trovi la versione "monca" che, come avete detto prima, è anche parecchio banale. Però, sempre come avete detto prima, anche io diffido sempre di quello che trovo in rete perché è troppo facile scrivere qualcosa e dire "L'ha scritta tal dei tali"... la gente ci crede (e perché non dovrebbe poi? se io cerco una cosa su internet è perché non la conosco...).
    Sul significato della favola, mi ritrovo in quello che ha scritto Zio. Anche se, come dici tu, non riesco a sopportare quei genitori che non sanno "lasciare andare" i figli e esercitano ricatti morali di tutti i generi (cui, a volte, è difficile reagire)... (fortunatamente, quante volte l'ho scritto già questa mattina?, non è il mio caso - da figlia, perché genitore non sono)

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  13. fortunatamente è solo una favola, una metafora per far ben comprendere un concetto, un'idea.
    io sì invece, son genitore, ne ho ben 3 di figli ;-)

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  14. dannazione roby! mi ero perso questo post! inutile ribadire lo schifo della versione monca, mentre quella originale è davvero bellissima. un messaggio forte e, a mio parere, giusto nella sua drasticità.

    mi ero incuriosito su come fosse 'veramente' l'originale e ho trovato questo video. la favola è recitata in inglese ma non è troppo complicato da capire.
    http://www.youtube.com/watch?v=Sj8RQt8u0n4

    bellissima l'immagine del corvo adulto che, capendo la sincerità del suo terzo figlio, stringe i denti e nonostante la fatica lo porta fino alla terraferma.

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  15. dr.nick, hai dato un contributo preziosissimo! mi scappello a te... io non sono riuscito a trovare nulla di nulla e questo mi dava fastidio, un minimo di "documento comprovante" di quel che ho detto serviva. anche in inglese va benissimo.
    grazie! :)

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  16. Il cornacchione e i cornacchini.
    (Favola).

    Un cornacchione fece il nido su un’isola, e quando i cornacchini furo‐
    no usciti dall’uovo, incominciò a trasportarli uno per uno dall’isola sul
    continente. Prese dunque fra le unghie il primo dei cornacchini, e si di‐
    resse a volo con lui al di sopra del mare. Quando il vecchio cornacchio‐
    ne, volando così, fu arrivato in mezzo al mare, si sentì sfinito dalla stan‐
    chezza, si mise a battere più di rado le ali, e pensò: «Ora io sono forte e lui è debole, e perciò lo trasporto così al di sopra del mare; ma quando lui sarà diventato grande e forte, e io debole per la vecchiaia, chissà se si ricorderà più delle mie fatiche, e se mi trasporterà così da un luogo all’altro?»
    E il vecchio cornacchione domandò al cornacchino: — Quando io sarò
    debole, e tu forte, mi porterai così? Dimmi la verità! — Il cornacchino
    ebbe timore che il padre lo lasciasse cadere in mare, e rispose: — Si che ti porterò! — Ma il vecchio cornacchione non credette al figliolo, aprì le unghie e lasciò andare il cornacchino. Il cornacchino, come un gomitolo, piombò giù e affondò dentro al mare.
    Il vecchio cornacchione, rimasto solo, tornò indietro al di sopra del
    mare verso la sua isola. Là prese un altro dei cornacchini e, allo stesso
    modo del primo, lo portò via con sé al di sopra del mare. E anche stavolta, quando fu in mezzo al mare, egli si sentì sfinito, e domandò al figliolo se, in vecchiaia, lo avrebbe portato così da un luogo all’altro. Il figlio si spaventò, pensando che il padre poteva buttarlo di sotto, e perciò gli rispose: — Si che ti porterò!
    Ma il padre non credette neppure a quest’altro figlio, e lo lasciò cade‐
    re dentro al mare. Quando fu di ritorno al suo nido, gli restava in tutto
    un cornacchino solo. Prese quest’ultimo figlio, e con lui s’avviò a volo al
    di sopra del mare.
    Quando, così volando, fu arrivato fin nel mezzo del mare, e si sentì
    sfinito, fece ancora una volta quella domanda: — Sarai disposto, nella
    mia vecchiaia, a darmi da mangiare e a trasportarmi così da un luogo all’altro?
    Il terzo cornacchino rispose: — No, non sarò disposto! — E perché? —
    domandò il padre.
    — Perché, quando tu sarai vecchio, e io sarò grande, avrò il mio nido
    e i miei cornacchini, e dovrò nutrire e trasportare così i figli miei.
    Allora il vecchio cornacchione pensò: «Questo ha detto la verità! Per
    ricompensa farò ancora uno sforzo e lo porterò al di là del mare».

    E il vecchio cornacchione non lasciò cadere il terzo cornacchino, ma
    con l’ultime forze che gli restavano, riprese a battere le ali e lo trasportò
    fin sul continente, in modo che qui potesse fare il suo nuovo nido e alle‐
    vare i figli che gli sarebbero nati.

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  17. grazie Edda, veramente gentile a portarmi questa versione - credo - originale.
    ciao

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  18. Concordo pienamente con i commenti. La favola censurata non ha senso. Avevo ascoltato da piccolo la storia orginale e mi è rimasta sempre impressa, tamto da ricercarla oggi. L'ho trovata al sito:
    http://www.parlandosparlando.com/pdf/libri/Tolstoj%20Lev%20Nikolaevic%20-%20Fiabe%20e%20racconti.pdf

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  19. In altre lingue la censura non è presente: https://m.youtube.com/watch?v=Sj8RQt8u0n4

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  20. In altre lingue la censura non è presente : https://m.youtube.com/watch?v=Sj8RQt8u0n4

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  21. ciao one, grazie per il contributo

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  22. ciao one, grazie per il contributo

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