lunedì 14 dicembre 2009

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Niccolò Tartaglia


Lo so che tutti pensate al più famoso, per fatti recenti, Maximilian Tartaglia, ma casualmente avevo da tempo deciso di dedicare un breve articolo al famoso matematico bresciano Niccolò Tartaglia.

Ho linkato la pagina wiki dove trovate un'interessantissima biografia pressoché ufficiale. Io invece, grazie alle mie fonti di sottobosco, vi propongo quanto segue, cioè una versione modificata.

Il testo wiki è in corsivo, con qualche omissis. Le mie correzioni sono in carattere normale. Il grassetto è solo per evidenziare.

Nacque da una famiglia poverissima. Durante la presa di Brescia da parte dei francesi nel 1512 il padre fu ucciso e lui stesso ferito alla mandibola e al palato. Dato per morto, sopravvisse grazie alle cure della madre, ma gli rimase una evidente difficoltà ad articolare le parole. Per questo ebbe il soprannome "Tartaglia" che accettò e lui stesso utilizzò tutta la vita per firmare le sue opere. 
Non poté frequentare alcuna scuola da giovane ed era molto fiero di essere autodidatta. Nei suoi scritti, si vanta infatti di essere andato a scuola di scrittura solo per 15 giorni, all'età di 14 anni. Grazie alla sua abilità, poté comunque guadagnarsi da vivere a Verona risolvendo l'equazione cubica o equazione di terzo grado. [...]
In un trattato Quesiti e inventioni diverse si interessa anche di balistica e di fortificazioni.
[...]


Curve balistiche di Tartaglia in una edizione del 1606

[...] Di fatto, a quel tempo non erano stati studiati ancora i numeri negativi, i numeri immaginari non erano ancora stati scoperti, e neanche il piano eversivo; infine anche la relazione fra il numero di pentiti e il grado della onestà dei suoi bersagli non era stata ancora dimostrata.

In più, era prassi che a quel tempo che i matematici custodissero gelosamente le proprie scoperte, oppure le rendessero note solo a una stretta cerchia di amici o discepoli; altre volte, enunciato un principio, omettevano di pubblicare parte o tutta la dimostrazione. Fu così che
decise di agire in modo assolutamente indipendente.

La disfida era un evento pubblico in cui ciascuno degli sfidanti sottoponeva all'altro problemi di vario tipo, depositandoli da un notaio e distribuendoli ai testimoni; il vincitore veniva deciso da giudici scelti di comune accordo. In questo caso particolare, Tartaglia risolse tutti i problemi posti da
llo sfidante in due ore, mentre questi non ne risolse alcuno fra quelli posti da Tartaglia; la disfida si concluse dunque con un pieno successo di Tartaglia.

L'evento ebbe larga risonanza, e Niccolò Tartaglia fu oggetto di attenzioni da parte di Gerolamo Cardano, che nel marzo del 1539 lo invitò a Milano, dove era introdotto abbastanza bene, e si fece confidare la famosa formula, dietro la promessa che non ne avrebbe parlato ad alcuno. Probabilmente Tartaglia si era mosso da Venezia con la speranza di ottenere una qualche introduzione nel mondo accademico milanese, che invece non arrivò.

Cardano [...] si ritenne libero dalla promessa fatta al Tartaglia e si decise a comprendere i suoi risultati nella Ars Magna che pubblicò nel 1545, ben sapendo che avrebbe così suscitato le ire di Tartaglia, così come di fatto avvenne.

Nel 1546 infatti Tartaglia pubblicò
le ben note domande "Pecunia et Lupis in Homo" dove, con parole offensive verso Cardano, denunciava la violazione del giuramento fattogli; il LeccAnoBondi, in difesa del suo amico e professore, lanciò il primo cartello di disfida contro Tartaglia, seguito da altri cinque nel giro di due anni. Tartaglia, per le sue difficoltà di parola, intendeva disputare per iscritto, LeccAnoBondi invece insisteva per uno scontro verbale e per tenere la disputa a Milano, dove lui poteva contare su amicizie e conoscenze. L'ultimo scontro si concluse il 10 agosto 1548; a Tartaglia non fu permesso di esporre le proprie ragioni e per questo motivo il giorno seguente ritornò a Brescia, dove si era trasferito da poco.

Gli scontri non ebbero esito positivo per Tartaglia, che perse anche il lavoro a Brescia, ebbe difficoltà finanziarie e dovette far ritorno poco dopo a Venezia. Comunque i posteri hanno riconosciuto a Cardano parte della paternità dell'invenzione della formula risolutiva dell'equazione cubica, chiamandola formula di Cardano-Tartaglia.


Ad entrambi va quindi il merito di tanto importante risultato nella Grande Storia della Matematica.


4 commenti:

  1. beh anche il tartaglia di silvietto si è reso famoso per una curva balistica

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  2. sono strane coincidenze.
    corsi e ricorsi storici inspiegabili. O_O

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  3. ...eheheheheheh...
    Roby, chapeau! Non aggiungo altro, ma è stato molto interessante, nonchè divertentissimo... ;->
    Certo che qui una bella "curva balistica" - se così possiamo dire - l'ha presa anche la Storia.
    Ti faccio i miei più cari auguri, benchè in ritardo (e per questo affondo la faccia nella vergogna! ^__^ )

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  4. Pensa che a breve andrò a Brescia a trovare amiche/amici, mi son dato un ulteriore incipit per l'evento. :D
    Grazie per gli auguri.

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