mercoledì 13 luglio 2005

0

Tempi "tecnici" di sofferenza


Notizia
Un uomo di mia conoscenza, anni 65, dopo 4 mesi dalla morte della moglie s'è innamorato, in modo del tutto casuale e imprevisto (parola mia!), della vedova, anni 64, che lo aiutava nei mestieri di casa da quando è rimasto solo, la quale, dopo 20 anni di vedovanza, ha corrisposto. Per il momento quest'uomo è stato messo alla berlina dai figli, irritati dalle illazioni di quartiere che lo vogliono amante della vedova in questione già da prima della morte della moglie, e poi perché, anche se non fosse così, 4 mesi son troppo pochi per poter avere un'altra compagna di vita dopo 35 anni di matrimonio.


A ME QUESTE COSE MI FANNO PENSARE
CHE QUALCUNO VIVE NEL MEDIOEVO!

Passiamo oltre l'ovvio, che nel caso in questione, e non solo, è quello che far condizionare un rapporto padre-figli dalle voci dei soliti che non hanno di meglio da fare che "farsi i cazzi degli altri" è veramente una cosa deplorevole! Una cosa troppo ovvia, troppo banale, talmente Troppo che non vedo l'ora di incontrare i figli per dirgli che "testine" che sono, e che il lutto recente non è affatto una scusa a tanta stupidità.
Ma dicevo, appunto, passiamo oltre...

Dal fatto in questione, dai comportamenti tenuti da protagonisti e coprotagonisti, comportamenti per i quali pochi provano scalpore, ritenendoli normali e di prammatica, d'uso e pensare comune, se ne deduce che da qualche parte esiste una sorta di "bignami" indicante la durata dei periodi da trascorrere nella sofferenza prima di cercare di venirne fuori, nei vari casi di eventi drammatici o semplicemente spiacevoli. Che so, ad esempio:
1) Morte della moglie: 1 anno 2 mesi 5 giorni 2 ore; nel frattempo devi stare solo come un cane, testa bassa, non bere, non ballare, non andare a festa alcuna e, anzi, ad ogni festività: visita al cimitero e menù di magro a pranzo e a cena.
2) Morte di figlio/a: come caso 1), moltiplicare fattore 5 i tempi; inoltre gli altri figli, "colpevoli" di essere ancora in vita, non devono ricevere attenzioni eccessive.
3) ... basta così, mi fermo perché mi scappa da ridere e da vomitare a un tempo.

Secondo voi sono cinico? Forse, ma vi assicuro che vi sbagliate!
Io guardo avanti, sempre e solo avanti, e penso che E' Meglio Gioire che Soffrire. I figli di quell'uomo, al posto di rallegrarsi per la novità positiva, che porta affetto e compagnia al padre, in forme che un figlio non può dare, lo hanno rimproverato, e secondo me meritano sberle "a due a due" fin quando non son dispari! Quell'uomo deve sentirsi in colpa per aver trovato una gioia dopo il lutto della donna che amava? Ve lo dico io che la amava credetemi, è la verità. Si può continuare ad amare un morto? - No, però lo devi rispettare... - dicono questi medievalisti.

Mio augurio è che queste sottoculture, che di intelligente, sano e, aggiungo, morale, non hanno nulla se non la "forma esteriore", possano svanire come neve al sole, al più presto. Non accetto questi manuali del cilicio, che prescrivono ricette su quanto e come si debba soffrire, sono d'un'ipocrisia cosmica!

La vita riserva ad ognuno, alla sua persona e senza che occorrano commedie e artifizi, sofferenze da risolvere quotidianamente, vere e reali, e crearsele ad arte per apparire pii ed integerrimi è assurdo e ingiustificato.

0 commenti:

Posta un commento