lunedì 27 giugno 2005

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Ragno d'un centesimo d'etto


Un piccolo episodio m'ha messo buon umore ieri mattina, e ve lo voglio raccontare.
Per tanti motivi, di cui parlerò in altre sedi, d'estate faccio a meno il più possibile di usare la macchina. Se proprio non devo compiere grandi distanze, se non c'è possibilità d'usare i mezzi pubblici e se non devo trasportare roba troppo ingombrante mi muovo rigorosamente a piedi o in bicicletta, quest'ultima poi è un vero svago per me. Stamattina mi sono trovato in uno di questi "se" e, dopo molti giorni, ho tirato fuori la macchina dal box. Vado ad inserire la retromarcia e sento sul braccio, da mezza manica scoperto, un esserino che ci cammina sopra, spedito e affrettato, e fors'anche un po' scocciato. Sono moderatamente aracnofobico, ma quel ragnetto era così piccino che m'ha ispirato immediata simpatia. Una breve visione, durata un battito di ciglia, e il ragnetto si scapicolla appeso al suo filo sul pianale dell’auto, scomparendo.

Liberatomi della setosa ragnatela ho pensato: "Però! La natura impiega veramente poco a riappropriarsi dei luoghi, quando lasciata indisturbata nel suo agire spontaneo!". Certo eccessiva la riflessione, per un semplice ragnetto con ragnatelina di capitolato, ma le indomabili connessioni neuronali immediatamente m'hanno portato a pensare a Pompei ed Ercolano, alle rovine azteche, alle tombe egizie, a tutti quei luoghi, quasi mai visti ma spesso letti nei libri, dove solo l'intuizione del genio di turno ha permesso di ristrapparli all'usucapione che la natura ha compiuto nel corso di secoli e millenni, oscurandoli al nostro sguardo.
Nel caso delle scoperte archeologiche citate sono ben felice che l'uomo in qualche modo sia ritornato in possesso di quei luoghi, importante testimonianza di tempi e culture passate. In altri casi, e sono la maggior parte, mi trovo a tifare per la natura, certo e fiducioso che forse il solo smettere di perseguire la continua invasione di spazi perpetuata dall'uomo, senza null'altro agire che appunto non sia l'astenersi dal costruire, asfaltare, abbattere foreste e prosciugare laghi e fiumi, sia già un'operazione sufficiente a far sì che questo pianeta pian piano torni a sembrare un pianeta in cui la natura e l'ambiente sono al centro della bellezza ricercata, degli scopi dell'umanità tutta.
Ci sarà un giorno
che ogni piccolo uomo
cederà alla natura
il suo piccolo trono.

Un piccolo sogno
che metto nel cassetto,
ispirato da un ragno
d’un centesimo d’etto.


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